Cosa accade durante una seduta con EMDR?
All’inizio del trattamento il terapeuta aiuta il paziente a identificare e definire il problema specifico che sarà oggetto della terapia e, utilizzando una procedura ben codificata, lo guida nella descrizione dell’evento aiutandolo a scegliere gli elementi disturbanti più significativi da elaborare.
Questa fase, per quanto propedeutica, ha già di per se un valore terapeutico perché aiuta il paziente ad identificare con chiarezza gli stati emotivi dolorosi, a riflettere su di essi iniziando così quel processo di allontanamento che sarà poi consolidato nella successiva fase di elaborazione e desensibilizzazione. Oltretutto, capire che esiste un rapporto tra malessere attuale ed eventi traumatici del passato aiuta la persona a darsi una spiegazione di quanto gli sta accadendo e, grazie a questa acquisita chiarezza, a comunicarlo a chi gli è vicino.
Successivamente il terapeuta, mantenendo sempre un atteggiamento di ascolto attento e pacatezza partecipe e lasciando al paziente il controllo sul grado di esposizione che è disposto a tollerare, lo invita a rievocare il ricordo dell’esperienza traumatica che gli crea disagio e, contemporaneamente, a prestare attenzione ad uno specifico stimolo esterno che egli stesso gli somministra (in genere seguire con gli occhi le dita del terapeuta che si muovono da destra a sinistra o ricevere una stimolazione tattile alternata sulle mani). La contemporanea concentrazione su due stimoli, uno interno (ricordo traumatico) e l’altro esterno (dita del terapeuta), rappresenta il meccanismo di base attraverso il quale l’EMDR consente di raggiungere il cambiamento desiderato: le immagini mentali angoscianti cambiano, i pensieri negativi diventano più adattivi e le emozioni disturbanti si attutiscono.
Grazie all’elaborazione guidata dell’esperienza traumatica il paziente per la prima volta “vede” il ricordo come qualcosa di lontano e distaccato da sé, modifica le valutazioni sull’evento e incorpora emozioni adeguate alla situazione eliminando le sensazioni fisiche disturbanti.
(da Istituto di Psicopatologia)
All’inizio del trattamento il terapeuta aiuta il paziente a identificare e definire il problema specifico che sarà oggetto della terapia e, utilizzando una procedura ben codificata, lo guida nella descrizione dell’evento aiutandolo a scegliere gli elementi disturbanti più significativi da elaborare.
Questa fase, per quanto propedeutica, ha già di per se un valore terapeutico perché aiuta il paziente ad identificare con chiarezza gli stati emotivi dolorosi, a riflettere su di essi iniziando così quel processo di allontanamento che sarà poi consolidato nella successiva fase di elaborazione e desensibilizzazione. Oltretutto, capire che esiste un rapporto tra malessere attuale ed eventi traumatici del passato aiuta la persona a darsi una spiegazione di quanto gli sta accadendo e, grazie a questa acquisita chiarezza, a comunicarlo a chi gli è vicino.
Successivamente il terapeuta, mantenendo sempre un atteggiamento di ascolto attento e pacatezza partecipe e lasciando al paziente il controllo sul grado di esposizione che è disposto a tollerare, lo invita a rievocare il ricordo dell’esperienza traumatica che gli crea disagio e, contemporaneamente, a prestare attenzione ad uno specifico stimolo esterno che egli stesso gli somministra (in genere seguire con gli occhi le dita del terapeuta che si muovono da destra a sinistra o ricevere una stimolazione tattile alternata sulle mani). La contemporanea concentrazione su due stimoli, uno interno (ricordo traumatico) e l’altro esterno (dita del terapeuta), rappresenta il meccanismo di base attraverso il quale l’EMDR consente di raggiungere il cambiamento desiderato: le immagini mentali angoscianti cambiano, i pensieri negativi diventano più adattivi e le emozioni disturbanti si attutiscono.
Grazie all’elaborazione guidata dell’esperienza traumatica il paziente per la prima volta “vede” il ricordo come qualcosa di lontano e distaccato da sé, modifica le valutazioni sull’evento e incorpora emozioni adeguate alla situazione eliminando le sensazioni fisiche disturbanti.
(da Istituto di Psicopatologia)